Resta straniero (IX)
Un’altra pronunciazione di te
Mi stai raccontando un sogno che non ricordi.
Torino gioca alla lotteria delle sagome
e tu, con due menti e un solo corpo, bruci
un vestito da sposa
regalandolo, poi, alle acque della Dora
una faccia di plastica
che si scioglie sulla strada, con cui segnalare
ai soccorritori la loro stessa bugia.
E gli alberi iniziano a pettinarsi capelli
in un grande abbraccio di rami
in un’orgia che diviene un balletto di paure
mentre sdraiata ridi, isterica, al sole di notte
con un Eccomi qui invochi
il vento che discolpa la voce che non torna,
i movimenti sulla soglia, la voglia
d’inchiodare il tempo con le ossa di sua figlia.
Le lettere non offrono altro che fame
quando ti spezzi e ti lanci
in briciole di ragione
a pesci che corrono, pirati, e trafugano il tesoro.
Così rischiara il cielo, uno splendido lutto,
e sull’altare di una qualche verità
pronunci Si, nuotando col caldo nel corpo
tra onde di saliva, verso ciò che non sai trattenere.
Quattordici giorni di marzo
“Chi è stato a lasciare la schiena
lì, al centro esatto
della scena che non mi ha più convocato?
Mi sono dovuto adattare
un’altra identità, e strisciare fino alla porta.
Quella mano che mi ha aperto
gli occhi era la mano
che nasconde al giorno ogni inizio.”
Un castello sul bagnasciuga
Lì, in una foto dove un grammofono tace
al sole, sulla sabbia, come dopo. Dopo
un’inondazione o qualcosa di simile al fallimento
del nostro parlare e mai dire. Dimmi:
chi è l’uomo sullo sfondo?
Non sente che il mare è contorto,
un contorno rivolto a se stesso
bisognoso di rese e non di invadenza?
O forse intendiamo,
possiamo intendere e basta. Forse tu:
la ragazzina che striscia sulle conchiglie
coi capelli legati in una treccia,
e la donna, poco dopo, con l’odore di salsedine
tra le cosce e le unghie,
lo smalto colore orizzonte.
Allestita a leggerezza quella mano
tiene stretta la bottiglia con dentro le labbra.
E una rondine cobalto affronta
il cielo bianchissimo,
mentre un messaggio procede convinto, ostinato,
abbandonato alle onde prima ancora di uno scatto
precisissimo.
Il cane corre corre alza la gamba
all’improvviso
cade pioggia come grida di anziani al luna-park.
Vorresti entrare a controllare
ci sia ancora qualcuno a difendere le impronte
con il tempo, o nonostante,
ma ti appartiene solo il contesto:
tutto ciò che ti fa vivere
anche qui, anche fuori dall’inquadratura.