Resta straniero (X)

Resta straniero (X)

[1] S.

S.

Parlavano di quando il regalo di natale
era un pezzo di torrone
e gli sforzi del padre ripagati dal sorriso
le paure della madre che contava
ogni rame.

Quante stelle poter mettere
in una bottiglia di cedrata, quante lucciole
in un cappello di paglia.

Nel frattempo, è finito il torneo.
Il bar che si svuota.

Fuori, tra gli alberi, una civetta grida.
La immagino ubriaca tornare,
adagio togliere le penne alla preda
senza far rumore.


[2] Unghie di ferro.jpg

Quattro unghie di ferro

Osservi quelle mani districarsi
tra il sangue e la bilancia.
La precisione veloce
nell’eseguire il taglio e avvolgere,
quasi fosse un’affermazione.

Reciti la stessa padronanza
ora che togli le bende
a quella mummia in miniatura.
Una perizia dello sguardo che affonda
la tenerezza rapito.

Per un tempo senza orario sulla soglia
poi sul bianco di una tela in porcellana
quattro unghie di ferro
gocciano smalto.

E la memoria occidentale è carne
come un libro d’arte

Tutta la memoria lo è.


[3] Come un aeroplano di carta sulle montagne russe.jpg

Come un aeroplano di carta sulle montagne russe

Una falena schiaccia il 7 alla fermata
il metronotte che passa
la uccide con un colpo di fionda.
Trionfante riprende la ronda, si lascia alle spalle
i preti della chiesa di fronte
mentre ballano al ritmo di una marcia.
L’albero si accorge che non sai,
ma non fa in tempo a strapparti la faccia,
ché un rumore di verde
attraversa le serrande e diventa i tuoi occhi.
Si sono aperti gli orologi
e ne è uscito un respiro pesante,
un sussulto anagrammatico.

Eccoti a contare sul vetro
i corpi di moscerini ciechi, o suicida…
Avevi creduto di poter comandare
te lo avevano spiegato bene.
Neanche l’altra volta riuscisti,
ma almeno provasti l’esperienza del volo
(come un aeroplano di carta sulle montagne russe):
eri un supereroe di mezza età
che stava tentando di rientrare nel giro.

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